sabato 22 marzo 2008

internet e il cambio di prospettiva operativa dei consultori familiari

Il web può amplificare l’eco del lavoro consultoriale, dandogli maggiore visibilità da un lato ma al contempo favorendo una maggiore conoscenza dei servizi e di conseguenza – si può verosimilmente ipotizzare - aumentando l’utenza e la richiesta di prestazioni. È bene ed auspicabile che il lavoro consultoriale sia maggiormente conosciuto; ma siamo pronti come servizi a gestire un maggior carico di richieste d’utenza rispetto agli impegni attuali? A guardare l’attuale modalità operativa, assolutamente no! L’inghippo maggiore è nel tendere a gestirsi tendenzialmente a livello individuale – da parte di ogni operatore – i singoli casi che giunge a trattare. L’equipe c’è ma non abbastanza; vi può anche essere l’essenziale scambio d’informazioni e qualche intervento insieme – in via generale - ma è vero soprattutto che, alla base, ognuno gestisce quasi come fattore proprio il caso che segue.
Per chi opera, di fatto tale modalità operativa assume il connotato di un ‘accollarsi’ i casi, quasi un caricarseli addosso e trascinarseli, per vedere se li si sposta dalla situazione di squilibrio che determina la problematica avvertita.
Questa modalità di ‘accollarsi’ i casi è perdente, perché satura le energie, mentre occorre reperire delle modalità che permettano alle energie di rinnovarsi nel momento stesso in cui le si sta impiegando. E la modalità per far questo va ricercata a partire da un aprire maggiori e più intensi scambi di confronto all’interno dell’equipe. Questo discorso è riferito essenzialmente alle problematiche psicologiche e sociali che si affrontano nel servizio consultoriale.
LP

giovedì 13 marzo 2008

apertura fiduciosa

"Nessuno poteva immaginare il dolore di questa famiglia. Le donne non avevano mai manifestato un cedimento, avevano sempre un sorriso sulle labbra. La tragedia familiare che le ha legate in vita, conducendole alla morte era un fatto intimo. Non oltrepassava le mura del condomnio di via Gobetti. " (Gazzetta del Mezzogiorno, 13 marzo, '08, articolo inerente la tragedia di Taranto, di un medico che ha sterminato la propria famiglia).
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Aprire il primo post di un blog sui servizi consultoraili col riferimento ad un evento così drammatico può avere un senso solo avendo di mira la crescita dell'impegno per favorire come consultori familiari e come società intera le migliori condizioni, affinché tragedie simili NON abbiano mai più a ripetersi.
Il fatto qui appena ripreso lo si assume comunque come emblematico di tanti e tanti altri casi di 'tragedie familiari', che, per la loro gravità, pervengono all'attenzione dell'opinione pubblica , e di tante altre che pur se non altrettanto eclatanti e restando annidate fra le pieghe delle relazioni domestiche non sono affatto meno gravi.
Ma è proprio questo il punto critico, quello che il brano dell'articolo sopra mette in luce: il perbenismo di facciata che copre dei rapporti deteriorati può risultare fatale!
Occorre sapienza, attitudine professionale e umanità profonda nell'aprire i problemi del cuore e delle famiglie; pertanto è necessario che le persone che si rivolgono ad un servizio competente per manifestare una propria personale difficoltà o criticità familiare, possano essere certe di affidare il proprio vissuto a persone altamente competenti e capaci.
A fronte di tale imprescindibile garanzia da parte dei servizi, occorre al contempo una trasformazione dell'atavica riservatezza per la quale i panni sporchi sempre e comunque andrebbero lavati in famiglia; ma quando la lavatrice domestica non va, occorre umilmente riconoscere di dover chiedere aiuto. Allora, il consultorio familiare a pochi metri da casa o a qualche chilometro resta sempre un riferimento di garanzia verso cui orientarsi.