sabato 22 marzo 2008

internet e il cambio di prospettiva operativa dei consultori familiari

Il web può amplificare l’eco del lavoro consultoriale, dandogli maggiore visibilità da un lato ma al contempo favorendo una maggiore conoscenza dei servizi e di conseguenza – si può verosimilmente ipotizzare - aumentando l’utenza e la richiesta di prestazioni. È bene ed auspicabile che il lavoro consultoriale sia maggiormente conosciuto; ma siamo pronti come servizi a gestire un maggior carico di richieste d’utenza rispetto agli impegni attuali? A guardare l’attuale modalità operativa, assolutamente no! L’inghippo maggiore è nel tendere a gestirsi tendenzialmente a livello individuale – da parte di ogni operatore – i singoli casi che giunge a trattare. L’equipe c’è ma non abbastanza; vi può anche essere l’essenziale scambio d’informazioni e qualche intervento insieme – in via generale - ma è vero soprattutto che, alla base, ognuno gestisce quasi come fattore proprio il caso che segue.
Per chi opera, di fatto tale modalità operativa assume il connotato di un ‘accollarsi’ i casi, quasi un caricarseli addosso e trascinarseli, per vedere se li si sposta dalla situazione di squilibrio che determina la problematica avvertita.
Questa modalità di ‘accollarsi’ i casi è perdente, perché satura le energie, mentre occorre reperire delle modalità che permettano alle energie di rinnovarsi nel momento stesso in cui le si sta impiegando. E la modalità per far questo va ricercata a partire da un aprire maggiori e più intensi scambi di confronto all’interno dell’equipe. Questo discorso è riferito essenzialmente alle problematiche psicologiche e sociali che si affrontano nel servizio consultoriale.
LP

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