domenica 25 gennaio 2009

parere a un'insegnante

----- Original Message ----- From: <…@istruzione.it>To: "Luciano Provenzano" <lprovenzano@alice.it>Sent: Sunday, January 25, 2009 4:56 PMSubject: parere da esperto

Le scrivo per chiederle un parere da esperto su argomenti alquanto delicati
Mi ha molto interessata in televisione una rubrica “Ragazzi da salvare”, dove venivano intervistati un maestro elementare, uno psicologo, giovani e adulti sulla realtà, tristemente alla ribalta, di Napoli.
Sono, come lei sa, un’ insegnante di Scuola Primaria ( ho una classe quinta ) e sono d’accordo sul dovere che hanno gli educatori, vivendo in quella realtà, di “fare qualcosa” per “arginare” il problema.
Ma dove non c’è “emergenza educativa”, dove i ragazzi di 10 anni vivono una vita tranquilla, difesi dalla famiglia, da poco usciti da quella “campana di vetro”dove non sono mai entrate le “brutture” della vita, è giusto metterli di fronte alla realtà presentando loro il problema della mafia ?
Perché devono manifestare per ricordare le vittime della mafia ?
Non sarebbe meglio far vivere ai ragazzi la loro età, fatta ancora di giochi, e presentare in un’età più adatta queste tematiche delicate ?
Desidererei una risposta “autorevole”.
E che dire della competizione e della selezione ! Sono proponibili a ragazzi di 10 anni ?
Ringrazio vivamente per la risposta.

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Gent.ma ... , i passi di carattere educativo e formativo con la classe scolastica spettano esclusivamente ai docenti, in linea con gli indirizzi della programmazione ministeriale, del POF - approvato dal Collegio Docenti e dal Consiglio d'Istituto - e delle linee che emergono nel Consiglio di Interclasse (per la scuola primaria). Questa scelta di coinvolgere la classe su una iniziativa "per ricordare le vittime della mafia" è in linea con tali indispensabili passaggi? Lei, come Docente, è stata coinvolta nella scelta di decidere se realizzare o meno l'iniziativa, prima che questa diventi vincolante? se così non è stato, lei si può rifiutare di adottarla. Talvolta, con i migliori intenti di fare del bene su un tema anche importante, si rischia di fare molto male, col metodo dell'imposizione a tutti i costi. Ma in questi casi, per chi ha una responsabilità educativa, occorre imporsi, per non accettare passivamente ciò che qualcuno dall'esterno sta cercando di imporre, certi che la libertà educativa non è un principio astratto, bensì un metodo di relazione che implica dei passaggi graduali nel fornire determinate informazioni su ogni tema educativo. E tale principio di libertà essenziale nella formazione educativa è il cardine essenziale contro ogni forma di mafia.

Circa la "competizione e la selezione" incentivata fin dai primi anni di scuola, penso che sia una forma di aberrazione culturale e pedagogica. Chi più e meglio sa, molto di più ancora può imparare dal rendersi partecipe di un aiuto da fornire a chi meno sa, piuttosto che restare a rivendicare il presunto vantaggio sull'altro. "Il sapere serve solo per darlo", dice don Lorenzo Milani in "Lettera ad una professoressa". E' una visione distorta della mente umana, quella di chiudersi nelle conoscenze e nel sapere che si possiede, e nelle intuizioni che si suscitano in sé. Rendere esplicite le proprie intuizioni ne fa germinare molte altre, offrire ad altri il proprio sapere e le proprie conoscenze è una pratica che rinforza quelle stesse anche in noi. Per cui molto più arricchiente può diventare la pratica di una relazione cooperativistica nella scuola, piuttosto che quella antagonista da riporre definitivamente in cantina.
Saluti cordiali
LP

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