venerdì 9 gennaio 2009

sesso, apertura d'ali o caduta di sasso

Antonio Stornaiolo è un satiro, gli piace scherzare, ma proprio per questo le cose che dice sono anche più vere. Nel suo articolo – giù riportato - dalla Gazzetta - dice in pratica che sta lentamente scomparendo nella nostra società la voglia di sesso. È una constatazione, è un grido d’allarme, è una paura eccessiva?
In tema di consultorio, non si può certo sorvolare su cose del genere: c’è qualcosa di vero, in questo non senso insidioso fra strade e persone, il tarlo dell’indifferenza nei tratti dell’essere oggi. Recuperare il senso dell’esistere, il significato del fare, dell’agire, a cominciare da… siamo tutti bravi a dire: il valore e l’importanza dei rapporti, una sessualità coniugata con l’affettività, la cura dei sentimenti fin da bambini… tutto vero, tutto importante. Ma qualcosa, si avverte, viene meno: la patina dell’esteriorità e della finzione di cui si è pervasi, non regge il confronto con la realtà, e crolli a catena ne sono la conseguenza, compresa la sessualità che rischia anch’essa il non senso al pari di tante altre componenti essenziali della vita: quanto pane non si butta, e quanta superficialità in tanto agire di tanti - e ognuno potrebbe valutare in cuor proprio quanto ciò lo riguardi, ed umilmente ammetterlo in occasione propizia!
Dal grado di consapevolezza interiore scaturisce la capacità di contatto. Ed è un percorso questo, da sviluppare con guida adeguata. Già ammettere che di questo c’è bisogno, è già mettersi sulla buona strada. (LP)
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C’era una volta il sesso
di Antonio Stornaiolo
Gazzetta del Mezzogiorno 4-gen-‘09

Anche il sesso è finito. Prima era il miraggio agognato, l’eldorado spandecato, il meraviglioso punto (g) di arrivo di istinti conturbanti. Nato come una piacevole resistenza alla Fine, quella con la effe maiuscola, ormai anche l’eros s’è ammosciato. Da soli o in compagnia, oggi il sesso è diventato solo uno dei tanti modi per scaricare lo stress e la tensione accumulati. Un mezzo e non uno scopo. Dai pensieri vogliosi dunque, si è passati alle voglie pensierose. Insomma, si prova piacere per non provare dispiacere, si fa l’amore per scaricarsi, che non vuol dire necessariamente ricaricarsi. Venuto meno il fattore edonistico, il sesso va a connotarsi in quel non luogo dell’insoddisfazione cronica. Il “famolo strano” per molti è solo un antidoto alla depréssione. Ed allora dalli addosso con le di- versioni. Col piede nella fossa, con le spalle al muro, con la lingua sbottonata a dire sconcerie, con gli occhi attaccati allo schermo del computer a spiare questo e quella, coll’odore del calzone di cipolla sotto il naso che fa molto folk. Tutti hanno un modo ed una maniera. Chi soffre di solitudine e lo deve fare in gruppo. Chi lo fa col marito della collega e chi invece con la cameriera ad ore. Chi lo fa con l’amante pensando alla moglie e chi con la moglie pensando all’amante. Chi lo fa tra marito e marito. Chi lo fa voltato dall’altra parte e chi chiude gli occhi facendo finta di provare piacere. Chi lo fa dopo il posticipo e chi non aspetta neanche il calcio d’inizio che già s’è tolto il pensiero. Chi lo fa toccando poco e chi lo fa toccando il fondo, magari per soldi. Ormai praticare sesso in maniera ortodossa capita sempre più di rado. E quando accade ci si sente come mosche bianche. Anzi, come conigli. Dicono che la follia del sistema a lungo andare danneggi la testa della gente che perde l’abitudine a pensare. Io credo che siamo già allo stadio successivo: dopo la testa adesso è la volta delle zone basse, si sta puntando ad azzerare anche l’istinto. In quel che resta dei nostri giorni, diventeremo tutti robot senza un filo di ferro addosso. Non c’è più niente da “fare”. Quando si dice Matrix, altro che Mentana.

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